Prometheus
15 Oct 2021Stecco
Trascorsi i tre giorni girovagando tra i corridoi semideserti nel quartiere riservato ai commanders della stazione, una solitudine interrotta solo dal passaggio di qualche addetto alla pulizia e manutenzione. Quando sei un commander sei abituato alla solitudine durante le eventuali lunghe esplorazioni, ma li sei sulla tua nave, qui era una cosa completamente diversa. C'erano certamente anche dei risvolti positivi; per esempio nell'area ricreativa non faticavo a trovare posto al bar e venivo servito quasi istantaneamente.. Capii che forse stavo esagerando col bere quando la seconda volta che entrai nel locale il barista mi sorrise da lontano e la cameriera mi diede del tu, di solito capitava la quarta volta..
L'alba del terzo giorno mi trovò disteso sul mio letto fissante il soffitto bianco con una bottiglia di liquore mezza vuota sul comodino affianco. Il senso di nausea e malditesta sentenziavano inapellabilmente che i miei anni per permettermi simili bevute erano passati da un pezzo.
Mi feci una rapida doccia, indossai la tuta di volo e dopo aver preso un caffè, il cui sapore acre mi destò parzialmente, mi recai alla dogana per sbrigare le procedure burocratiche prima del decollo.
Dopo un'ora mi ritrovai fuori, nel vuoto; guardandomi indietro, prima di effettuare il salto, osservai la stazione che fu a lungo la mia casa, forse, per l'ultima volta.
Ancora frastornato impostai il piano di volo; per fortuna il viaggio per Alcor sarebbe stato rapido e privo di rischi e il pilota automatico avrebbe fatto il resto.
Arrivai ad Alcor prima che lo spazioporto si intasasse delle navi degli altri commanders, che iniziavano a giungervi per il medesimo mio motivo e già vi era un discreto viavai.
Impiegai qualche ora a scegliere gli optionals e i membri dell'equipaggio necessari alla sua messa in servizio.
Il suo nome invece era già stato deciso da tempo; prima che prendessi congedo e la fazione collassasse, avrebbe dovuto prestare servizio in coppia con la sua gemella la "Atlantis" e il suo nome sarebbe dovuto essere e sarebbe stato "Prometheus".
Quando finalmente potei salirvi a bordo e presi possesso dei miei alloggi, mi recai al ponte di comando per incontrare tutto l'equipaggio e stabilire la prima rotta e destinazione della mia nuova casa.
Il sistema era già stato deciso per il rendez-vous coi miei compagni. Partito il conto alla rovescia e le procedure pre salto, i possenti motori della Prometheus emisero come un ruggito prima di sospingerci all'interno del tunnel iperspaziale.
La Prometheus era operativa, ora si apriva un nuovo capitolo della mia carriera che ancora non sapevo dove mi avrebbe portato ma dopo tanti giorni tornavo a sentirmi libero.