Sogni ricorrenti
11 Aug 2023Picoblu
Gria Eork LH-U b49-1Mi sveglio.
Cerco di ricordare in fretta il mio sogno. In poche frazioni di secondo svanisce.
Non ho più nulla se non l' immagine di una distesa sterminata di fredde dune di sabbia gialla.
E come al solito cammino leggero, la gravità è bassissima. Ogni tanto faccio lunghi salti, mi sembra di volare ma con una lenta inesorabile discesa. A volte atterro disteso, in posizione orizzontale, ventre a terra, rimbalzando quasi sulla pancia. Non c'è niente intorno a me, tranne una sottile linea scura di montagne lontanissime ed un sole piccolo e fioco che colora il cielo di arancione sbiadito.
Faccio sempre lo stesso sogno.
Perchè?
Detesto i ritmi circadiani. Nonostante su questo pianeta sia ancora giorno, io sono costretto a dormire ogni 16 ore di veglia, per un limite puramente fisico e legato alla mia natura umana.
Solita routine mattutina, controllo l'equipaggiamento, la nave. Mi siedo al posto di comando.
Accarezzo ogni controllo, per sentire il rassicurante contatto della plancia, per convincermi che va tutto bene e scacciare quei maledetti pensieri intrusivi che mi fanno sempre pensare al peggio, impedendomi di godere di ogni scoperta.
Guardo fuori. Sono a 8000 anni luce dalla bolla ma tutto intorno a me sembra così familiare... Ho capito che mi basta un terreno simile al mio pianeta d'origine, un solo sole e un'atmosfera tra il rosa ed il blu per sentirmi a casa.
Qui però l'atmosfera è ammoniaca pura; l'aria intorno è tra il giallo scuro ed il verde, la linea d'orizzonte è quasi nera. Forse mi sto abituando all'inferno.
Sono su un altorilievo a quasi 3km, da qui posso dominare una pianura che si perde a vista d'occhio.
Accendo i motori, mi sollevo appena.
Lentamente, avanzo verso lo strapiombo. Disattivo gli scudi.
Spengo i motori e disattivo anche il drive assist. Sento immediatamente la leggerezza dell'assenza di attrazione gravitazionale.
Cado giù, insieme alle 300t della mia DBX "Malota".
Il tempo sembra essersi fermato.
La nave inizia a compiere una leggera rotazione, muso verso il basso. Il suolo comincia ad avvicinarsi. Non me ne curo.
I minuti passano. Cerco di calcolare a mente la velocità finale di caduta, l'energia cinetica acquisita e i danni che l'impatto potrebbe causare allo scafo. Esploderei con la nave.
Cado sempre più velocemente. Il muso della nave è fisso verso il basso.
1km dal suolo.
Sono sereno.
Credo di non pensare più a nulla tranne a delle domande. Ho la testa piena di domande.
La nave ruota ad una velocità maggiore. Il suolo ed il cielo si alternano, come inferno e paradiso, libertà e prigionìa, vita e morte.
500m dal suolo. L'allarme di prossimità e impatto comincia ad assillare. Diverse luci rosse lampeggiano.
"aspetta".
250m. La velocità è elevata, potrei non riuscire a fermarmi. A chi importerebbe? Di me rimarrebbero una massa di rottami e qualche traccia organica. Non ho legami con la bolla. Per destino, per scelta.
Per scelta, perchè ho scelto io di andarmene. Ho voluto partire, fino ai confini della galassia, e ritornare come legato ad un invisibile cordone ombelicale.
Ho voluto partire, come un lungo salto dal suolo. E ritornare, come la gravità che spinge giù.
La nave punta verso il basso, muso a terra, posso distinguere le rocce ingrandirsi di fronte a me.
Riattivo motori e drive assist. Sento gli stabilizzatori cercare di contrastare la gravità del pianeta, provando invano a fermare la nave. Decelera, ma troppo lentamente.
Se non faccio qualcosa in fretta sono destinato a morire.
Come nel sogno, mi metto orizzontale, pancia verso terra, full throttle ai motori. Lo scafo sfiora il terreno, alzando una nuvola di polvere per centinaia di metri.
Volo sfiorando il terreno ad altezza uomo.
Mi rialzo lentamente.
"Andiamo via".