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26-2-3309, pagina 2 - NH Entropy

26 Feb 2023Emma Adama
Ho portato Madeline nei miei alloggi personali, affianco alla sala comando. Ho predisposto un blocco totale. Su tutte le vetrate della nave si sono abbassate le saracinesche, tutti i portelli si aprono solo inserendo il codice di sblocco o con i miei dati biometrici. Ho predisposto anche il blocco dei condotti di ventilazione, ma solo nei miei alloggi. Devo tornare entro 3 ore o Madeline morirà asfissiata. Il ponte di comando è un bagno di sangue... Con l'arma al plasma al mio fianco, carica, mi metto in ascolto. Non sento il ticchettio che mi ha perseguitata negli ultimi giorni. Mi avvicino ai resti del corpo di Gerald, ma la vista del suo corpo dilaniato e l'odore di morte che aleggia nella stanza mi fanno tremare le gambe. Perdo l'equilibrio, cado vicino a Gerald. Davanti ai miei occhi la sua mano insanguinata. Mi insospettisco e controllo da vicino. Ha pezzi di carne e sangue sotto le unghie. Non capisco cosa significhi, ma qualcosa mi dice che non sia un dettaglio da lasciar passare inosservato. Controllo velocemente il timoniere che, come Gerald, ha le unghie insanguinate e le mani sporche di carne e frammenti di ossa. Mi accorgo che sul petto porta i segni delle armi dell'equipaggio. Perché gli hanno sparato? Controllo anche gli altri. Tutti hanno le mani insanguinate come se si fossero scannati tra loro e ognuno ha le stesse ferite, chi colpito da fucili cinetici, chi da fucili laser. È come se avessero preso ad aggredirsi e spararsi l'un l'altro. Che quella bestia maledetta usi una simile tecnica di caccia? Fa sì che le prede si uccidano da sole?

Un suono mi spaventa, mi giro di scatto ma è solo la radio. Qualcuno è sopravvissuto, mi comunicano di trovarsi nella sala comune. Mentre parlo con loro noto un altro dettaglio che mi fa rabbrividire: sulla porta dell'ascensore da cui è fuggito il mostro si vedono chiaramente i segni che solo la mia arma poteva lasciare. Sette bruciature da plasma, più altre sette poco sopra. Eppure sono sicura, tutti i colpi sono andati a segno, sia quando l'ho colpito al petto, sia quando l'ho colpito in faccia...

Prima ora.

Scendo nei corridoi sottostanti il ponte per raggiungere gli altri. Le porte si aprono, è buio. Accendo la torcia. La luce è fioca e si abbatte sui gas di raffreddamento che ancora circolano sulla Entropy. Le luci sono rimaste basse dopo l'ultimo salto, evidentemente perché nessuno le ha riattivate. La sala comune si trova sulla destra, in fondo ad un lungo corridoio che passa davanti al laboratorio. Decido di prendere l'altro corridoio perché il laboratorio per ora mi terrorizza. Estraggo l'arma e punto la torcia sui muri. C'è sangue ovunque. Avanzo di un passo ed inciampo su qualcosa di molliccio. Il pavimento è scivoloso sotto gli stivali magnetici che ci tengono ancorati al pavimento in assenza di gravità. Con riluttanza mi abbasso e punto la torcia sotto la coltre di gas. Alla vista dell'orrore che mi si para davanti non trattengo più il mio stomaco. Mi volto ma è troppo tardi, mi prendono le convulsioni e vomito. Il sapore acido dei succhi gastrici si mescola a quello salato delle lacrime che si fanno strada lungo il mio volto. La nausea è tremenda ma non posso perdere tempo. Mi faccio strada tra i cadaveri dilaniati. Noto che tutti hanno le mani imbrattate e riportano le stesse ferite d'arma da fuoco che ho trovato sui corpi dei miei compagni sul ponte di comando. Lentamente mi trascino fino al portello della sala comune dove mi aspettano gli altri, ma quando sto per inserire il codice di sblocco lo sento di nuovo. L'urlo mi paralizza. Sento un artiglio scivolare sulla mia spalla. Non ho il coraggio di muovermi, ma riesco a poggiare il dito sulla sicura dell'arma. La creatura si avvicina e mi alita sul collo. Mi sta assaporando mentre stringe i suoi artigli sulla mia spalla.
Mi giro ma è troppo vicino e non riesco a prendere la mira prima che con un colpo fulmineo mi scaraventi via la pistola. La perdo di vista nel buio nebuloso del corridoio ricoperto dei cadaveri del personale della Entropy. Sono in preda al terrore, incapace di muovermi. La torcia illumina un punto dietro la creatura che mi rimanda un luccichio. È l'arma di uno degli uomini di Gerald. La creatura si avventa su di me, provocandomi una lacerazione bruciante, ma riesco a scartare di lato e tuffarmi sul corpo della guardia. Punto la sua arma sul mostro.

Click. Click. Click.

È scarica, la lancio contro il mostro che non se lo aspetta ma riesce comunque a spostarsi in tempo. Lo colpisco ma non abbastanza forte da fermarlo. Mi viene in mente che le guardie hanno con sé delle granate accecanti. La trovo, innesco il sistema che la fa incollare, tolgo la sicura e la lancio dritta sul petto di quel bastardo. Mi giro prima che esploda e vado verso il bordo del corridoio. Mentre inciampo sui cadaveri continuo a correre passando le mani sul muro cercando il sistema di ventilazione di emergenza. Lo trovo e lo aziono giusto in tempo per schivare un altro attacco della creatura. Ora che riesco a vedere dove metto i piedi, corro all'impazzata a ritroso nel corridoio, giro l'angolo e mi ritrovo davanti al portello della sala comune. Trovo l'arma al plasma e senza pensare ne scarico l'energia addosso al mostro, che questa volta con mia sorpresa si accascia a terra, il corpo dilaniato dai colpi subiti. Ma quando mi avvicino per guardarlo, ciò che vedo mi lacera il cuore.

Seconda ora.

Nella sala comune trovo i pochi superstiti. C'è il capo meccanico e alcuni dei suoi uomini e donne, alcune guardie, membri del laboratorio e un numero esiguo di altri. Il Direttore del laboratorio era uscito per avvisarmi dello scempio che avrei trovato nei corridoi. Il suo corpo giace in mezzo a loro, divelto dal plasma con cui l'ho colpito.
Aveva scoperto qualcosa riguardo il POD ma temo che rimarrà un segreto finché non andremo nel laboratorio, sperando abbia lasciato un appunto.
Madeline è nei miei alloggi, tagliata fuori dalle comunicazioni radio e da qualsiasi cosa si aggiri la fuori. Decidiamo di andare in armeria a cercare altre armi al plasma. L'equipaggio è preoccupato. Nessuno è realmente d'accordo con la mia decisione ma non osano contraddirmi. In ogni caso, non troviamo armi come la mia in tutta l'armeria. I ragazzi e le ragazze dell'equipaggio sembrano sollevati di non averne trovate... Rimane poco tempo per liberare Madeline e dobbiamo affrettarci al laboratorio. Il laboratorio si trova dall'altro lato, alla fine di due corridoi che fanno angolo e passano davanti alla sala comando. Silenziosamente riusciamo ad arrivare senza incontrare resistenza. Inserisco il codice, il portello si apre. Entrano prima le guardie, poi io. Attivo il sistema di ventilazione e faccio cenno agli altri di seguirci, poi chiudo il portello dietro di noi. Sento ancora quel ticchettio lungo il soffitto e comincio a tremare. Il tempo stringe...

Terza ora.

Non abbiamo trovato nulla e mancano meno di sessanta minuti prima che l'aria nei miei alloggi diventi irrespirabile. Ho bisogno di capire cosa sta succedendo. Uno dei meccanici, Rosalinda, sembra più lucida degli altri e decido di parlare con lei. Mi racconta che quando la Entropy ha preso a saltare da sola, lei e gli altri erano in sala comune a bere, rilassarsi e giocare a carte. Lei che conosce bene le procedure dei salti nell'iperspazio ha riavviato la ventilazione manualmente ad ogni salto. Nessuno di loro ha visto la creatura, nessuno ha sentito nulla di strano, ma quando le urla hanno iniziato a dilagare nei corridoi Nathan, una delle guardie, ha bloccato il portello. Poco dopo è calato il silenzio e si sono messi in contatto con me.

Mentre Rosalinda parla, sento ancora quella sensazione terrificante provenire da dietro di me. Mi guardo intorno e non vedo le 3 guardie che erano entrate con me nel laboratorio per controllarlo prima di far entrare gli altri. Sono tutti stranamente calmi.

Poi arriva, violentissimo, un colpo lacerante sulla schiena. Mentre mi giro sento Rosalinda urlare come se parlasse a qualcuno che la possa capire. Le sento esclamare qualcosa come "che diavolo fate, è Emma, siete impazziti?" Ma quello che vedo io mi spiazza totalmente... Quell'essere... Ce n'erano altri a bordo ed ora si stagliano davanti a me, pronti a colpire...
Mi accorgo che non sembrano prestare la minima attenzione agli altri e mi viene un'idea. Senza dire una parola scatto in piedi e corro fuori accertandomi di essere seguita dalle creature. Esco dal laboratorio e mi lancio alla mia destra, verso gli hangar. Chiamo l'ascensore che si apre appena in tempo per permettermi di entrare ricevendo solo un altro colpo al braccio. So che quelle creature sanno usare un ascensore. Gliel'ho visto fare. Prego che mi stiano seguendo. Esco e corro verso la Paradosso di Fermi, la mia nave da esplorazione attraccata nell'hangar 7 della Entropy. Rovisto nelle tasche ed emetto un urlo straziante nel rendermi conto che non ho con me la scheda di apertura del portello per salire a bordo.
Meow.
Ho sentito bene?
Meow!
Dove si trova?
Ma certo!
Corro verso il gatto, mentre quelle creature orrende escono dall'ascensore ed iniziano a cercarmi. In fretta mi infilo dentro la tuta da esplorazione. Non è fatta per le passeggiate spaziali ma dovrà reggere, non ho scelta. Chiudo il gatto dentro una cassa ermetica e prego che anche quella regga.
I comandi per l'apertura verso l'esterno dell'hangar sono dalla parte opposta e non c'è modo di raggiungerli senza essere vista. Ora o mai più. Scatto in direzione della consolle quando si accendono le luci rosse che avvertono del salto imminente. Nelle ultime 3 ore la Entropy aveva smesso di saltare, perché proprio ora, maledizione!
Ormai è tardi. Le creature mi hanno vista, per i prossimi 3 minuti la nave sarà in lockdown e per di più se resto qui durante il salto farò una pessima fine. Non posso tornare da dove sono venuta, non posso sbarazzarmi di quei mostri, non posso nascondermi e non posso nemmeno restare qui o morirò comunque. La Entropy inizia a sobbalzare facendo cadere a terra quei maledetti. Anche loro sembrano aver compreso la situazione e mi stanno lasciando perdere, pur tenendomi d'occhio.
Ma sì, perché non ci ho pensato prima?
Torno all'armadio delle tute e rovistando trovo l'arc cutter, con cui posso tagliare via il portello della Paradosso ed infilarmi nel mio SRV. Lì dentro dovrei essere al sicuro durante il salto. Quei maledetti devono aver pensato la stessa cosa perché appena mi vedono eseguire il taglio corrono verso di me. E che diamine ne sanno quelle bestie immonde?
Non c'è la voce di Madeline a ricordare a tutto l'equipaggio che la nave sta saltando, ma ho tenuto il conto e so di avere ancora 30 secondi. Più o meno. Le creature si avventano su di me ma io le brucio con l'arc cutter e mentre quelle si portano le mani al volto bruciato, io salgo sull'SRV e mi preparo al salto...

Un momento... Le mani?

In un attimo mi balena un pensiero orrendo in mente. Guardo fuori dalla cabina dell'SRV e vedo Nathan e altre due guardie contorcersi per il dolore provocato dalle bruciature. La Entropy entra prepotentemente nell'iperspazio. Al termine del salto, di Nathan e gli altri non resta che il ricordo, i loro corpi smolecolati dalla violenza del salto...

Nelle successive ore non ci sono altri attacchi. Continuo a sentire il ticchettio e a vedere segnali incongruenti dagli strumenti di rilevamento biometrico. Madeline ha ripreso il controllo della Entropy. Non avevo idea fosse abile come timoniere, ma il suo posto è davanti alla consolle di comunicazione. Metterò qualcuno al timone quando avrò le idee chiare. I salti casuali sono terminati. I gas di raffreddamento ventilati fuori dalla nave. Ci vorrà un po' per ripulire tutto e lasciarci questo orrore alle spalle. Ho chiesto a Madeline di fare una ricerca approfondita nei server del laboratorio. Sono certa che troverà qualcosa. Devo capire cosa è accaduto.

Ma prima, ho bisogno di dormire.

Firmato: Emma Adama
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