Logbook entry

1-3-3309, NH Entropy, SagA*

01 Mar 2023Emma Adama
Ancora incubi. Ho sognato di essere circondata da innumerevoli esemplari della bestia che ha tormentato la Entropy e ogni volta che ne uccidevo uno esso prendeva le sembianze di un membro dell'equipaggio. Ho visto morire per mia mano, uno ad uno, ogni uomo e donna a bordo di questa nave maledetta dagli dei di Kobol e così mi trovo ancora una volta con gli occhi aperti nel buio, nel pieno della notte. Mi ostino a chiamarla notte perché sono nata e cresciuta a Niu Hsing 1A, satellite del primo gassoso del sistema e sulla cui superficie ha sede il palazzo del governo locale, a Cabrera's Claim, dove ho abitato e governato per quasi due anni terrestri. Madeline e molti altri la chiamano "la luce dimezzata". Chi come lei ha vissuto su navi o stazioni orbitali è abituato ad un cielo sempre nero e le luci di servizio sempre accese.

Le visioni non mi concedono riposo e così decido di trascinarmi alla scrivania e di versarmi un bicchiere di whisky alla Bertrandite sottratto da quelle che un tempo erano le mie riserve personali a Cabrera. Ripenso a quando io ed il comandante LuxTalcoLive ne scolavano una bottiglia intera di rientro dalle missioni diplomatiche e mi viene un nodo alla gola. Brindare a quel vecchio bastardo mi fa scendere una lacrima e salire un sorriso.
Mi accendo una sigaretta dopo aver impostato la ventilazione in cabina al massimo.
π mi fa un cenno con gli occhi. Quando mi guarda socchiudendo le palpebre vuole che renda omaggio alla sua felinità, così mi alzo e con riluttanza lo raggiungo sul divano che il suo incessante lavorio di unghie ha reso un vero cesso.

Dopo il terzo bicchiere e la decima sigaretta ancora non trovo pace e la notte... La luce dimezzata, è ancora lunga.
Non avendo di meglio da fare mi metto a rovistare nei cassetti della scrivania e del mobilio che riempie la mia cabina. Trovo delle vecchie foto di Monica, inviate dai quattro angoli della galassia. Ci somigliamo davvero molto. Chi non sapesse che lei è più vecchia di 10 anni ci scambierebbe per gemelle. Sistemo una delle foto sulla scrivania sfruttando una cornice reduce di un millennio di storia ancora perfettamente conservata, poi raccolgo le altre foto. In fondo al cassetto c'è un diario. Non me ne ero mai accorta prima. Il diario ha una copertina morbida, rossa, ed un alloggiamento per una penna. È incredibile che in un tempo remoto la gente scrivesse con questo sistema... Persino la parola "penna" mi suona come se non significasse nulla e ad oggi sono in pochi a saperne usare una, meno ancora quelli che ne possiedono un esemplare. Sul retro del diario c'è inciso un nome. Monica Adama. Il diario non si apre ma non trovo nessun lettore biometrico e comunque non potrei usare il mio DNA per aprirlo. Chissà quali appunti avrà preso durante i suoi viaggi quella vecchia stronza di mia sorella. Mi manca da morire... È strano che il suo diario sia qui. Suppongo che essendo un supporto di scrittura piuttosto limitato lo abbia semplicemente dimenticato. Probabilmente non ci avrà nemmeno mai scritto nulla.
Domani proverò a chiedere a Kerry se sa come bypassare qualsiasi cosa tenga serrate le pagine di questo fossile.
Qualcos'altro rapisce la mia attenzione. Un lettore musicale. Non uno qualsiasi, è quello che avevo perso da bambina. Un turbinio di ricordi riaffiorano alla memoria. Pochi mesi prima che mio padre fosse ucciso aveva portato me, Monica e nostra madre su Marte, un pianeta del sistema Sol che a quanto dicono è il primo che sia stato colonizzato dagli umani. Il primo se escludiamo la Terra, su cui la nostra specie si è sviluppata. Non avevo mai visto alberi, fiori, mari e fiumi prima di allora. Niu Hsing 1A è un pianeta morto in confronto. La sua superficie è fredda e ghiacciata, un manto bianco che si estende da nord a sud e da est ad ovest. Marte invece è florido e colorato e ricco di stranezze.
Durante la breve permanenza su Marte mi era capitato di assistere ad uno dei fenomeni più affascinanti a cui abbia mai assistito: la pioggia. Mi pareva incredibile che cadesse dell'acqua dal cielo ma trovavo stranamente rilassante il rumore che producevano le gocce che si infrangevano sulle ampie vetrate del tetto spiovente della casa in cui abbiamo soggiornato. Monica mi aveva spiegato come funzionasse tutto il processo e come Marte fosse stato terraformato dai nostri lontani antenati quando si erano appena liberati dalle catene che li tenevano sulla Terra. Mi ha anche fatto notare che il suono prodotto dalle gocce dipendeva dalle dimensioni delle stesse e dal materiale su cui si infrangevano. Ha piovuto per una settimana intera ed io amavo addormentarmi con quel sottofondo. Monica aveva capito dai miei sorrisi quanto amassi la pioggia ed aveva trovato il modo di registrarla. Ha passato una notte intera a registrare mentre io, ignara, dormivo beatamente.
Mi manca così tanto...

Provo ad inserire il lettore in un supporto più all'avanguardia e con mia immensa gioia trovo subito il file intitolato "per Emma".
Premo play e la pioggia si diffonde in tutta la Entropy.
Torno sul divano e π si accoccola sulle mie gambe. Ci addormentiamo insieme e questa volta nessun incubo ci disturba.

Firmato: Emma Adama
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