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02 Mar 2023Emma Adama
La vista su questo pianeta toglie il fiato. Ora capisco perché mia sorella Monica passasse così tanto tempo là fuori tra le stelle.
L'attesa mi sta uccidendo. Il segnale del Dottor Astrofabio mostra che non è lontano ma ci vorrà ancora del tempo perché ci raggiunga così sono salita sulla Paradosso di Fermi, la vecchia Lakon malridotta con cui Monica viaggiava prima di potersi permettere una Phantom nuova di zecca e mi sono allontanata di qualche anno-luce.
Le scansioni mostrano che qui è presente una specie batterica e ne sto raccogliendo qualche campione.
La difficoltà nel trovare le microscopiche forme di vita su questo inferno freddo mi sta dando fin troppo tempo per pensare. Ripenso a quando vivevo con mia sorella a Niu Hsing. I nostri genitori hanno deciso di farci nascere e crescere lì perché il sistema si trova in una zona periferica, fuori dalla bolla di pochi anni-luce e lontano dalle ingerenze dell'Impero e della Federazione. Credevano che saremmo state felici con la famiglia di mia madre.

Nostro padre, Klaus Adama, classe 3238, è stato adottato da una famiglia sventurata. Ha avuto un padre cedevole agli ammiccamenti del gioco e delle donne ed una madre incapace di gestire l'esuberanza del marito. Quando mio nonno ha perso anche l'ultimo centesimo di credito, ha messo l'intera famiglia nella merda. Non so cosa sia accaduto ai miei nonni dopo, ma mio padre Klaus ha preferito arruolarsi nella marina imperiale per riscattarsi ed evitare una vita di delinquenza. Venne assegnato come guardia del team scientifico che si occupava di trovare nuovi territori da colonizzare. Fu così che conobbe mia madre, Miranda Moreau. Lei era un'astrofisica, non proprio ciò che ti aspetti in un team di biologi ed esobiologi e forse fu per questo motivo che mio padre si interessò a lei.
Quando nacqui io, nel 3277, Klaus aveva già raggiunto il rango di Barone. Un traguardo notevole per un uomo di appena 39 anni. Mia madre Miranda invece aveva lasciato il team di ricercatori imperiali due anni prima della mia nascita per dedicarsi ad un suo progetto.

Per farla breve, quando mia madre lasciò l'impero, mio padre iniziò man mano a perdere il controllo. Spostò il suo affetto da lei al potere che stava acquisendo e ne divenne schiavo. Mia madre rispose con freddezza concentrandosi sulla sua ricerca. Con noi erano amorevoli, ma fra loro c'era come un muro, invisibile ma tangibile.

Ovviamente a rimetterci fummo io e Monica. Monica ha potuto vivere con loro fino all'età di 8 anni, quando andarono ognuno per la loro strada, ma io nacqui quando già da due anni il loro rapporto aveva iniziato ad incrinarsi.

L'ultima volta che fummo felici tutti insieme fu quando mio padre ci portò su Marte. Poche settimane dopo ci fu la tragedia che li coinvolse e lasciò me e Monica orfane.

La vita a Niu Hsing non era malaccio. Ogni tanto veniva qualche zia a controllarci ma prevalentemente io e Monica eravamo sorvegliate dal custode della villa, Olaf.
Povero bastardo... Lo facevo arrabbiare chiamandolo "Conte Olaf", nome preso in prestito da un vecchio film dell'era pre-colonizzazione, il cui titolo credo fosse "una sommatoria di sfortunati eventi".
La famiglia di mia madre viveva a Vincika. Erano tutti professori o ricercatori da secoli e avevano deciso di comprare casa vicino alla prestigiosa università in cui svolgevano i loro studi. La villa di Niu Hsing 1A fu acquistata per me e Monica e fu tenuta saldamente da Olaf dal giorno in cui fu acquistata fino a circa 10 anni dopo la tragedia, quando anche io decisi di andarmene. Quando me ne andai, Olaf tornò al suo paese d'origine a finire i suoi giorni e la casa andò in malora. Dal palazzo di Cabrera's Claim si intravede in lontananza, o almeno si vedeva finché non ho fatto chiudere quella finestra.
Olaf ci trattava bene. Ci faceva studiare e ci teneva d'occhio ma senza essere invadente. Quando venivano gli zii in visita ci faceva indossare degli orrendi abiti dal disegno precoloniale, mentre quando venivano mamma e papà si ritirava nei suoi alloggi e ci lasciava fare come volevamo.

Poi venne quel fatidico giorno, 20 anni fa. Mamma e papà avevano fatto confusione con le date e si erano ritrovati a casa insieme. Per giorni avevano discusso, accusandosi l'un l'altro di aver lasciato la famiglia.
Ai miei occhi sembrava che avessero entrambi torto e Monica era d'accordo con me. Klaus ci aveva mollate per rincorrere la sua scalata sociale, Miranda lo aveva fatto perché era certa che i suoi studi avrebbero iniziato una nuova epoca per l'umanità.

Non so bene cosa sia accaduto, i ricordi sono labili a questo punto della storia. Stavano litigando e io mi andai a chiudere nella biblioteca in soffitta. Mi addormentai con un libro in mano. A svegliarmi fu il silenzio. C'era qualcosa nell'aria che mi turbava. Nessun rumore si spargeva, non sentivo Olaf cucinare o dedicarsi a qualsiasi altra cosa, non sentivo i miei genitori litigare, non sentivo Monica aggiustare qualche vecchio apparecchio...
L'orologio indicava che erano passate solo 2 ore e che avevo saltato l'ora di cena da circa un'ora
Scesi di un piano. Trovai Monica, che dormiva con un'espressione corrucciata.
Le altre stanze da letto erano vuote.
Scesi di un altro piano.
Mi cadde subito l'occhio su Olaf, seduto sul divano, il capo chino sorretto dalle mani. Aveva un aspetto veramente malconcio. Nell'aria c'era un pungente e persistente odore di ferro. Il cuore cominciò a battermi all'impazzata. Mi avvicinai ad Olaf, lo schienale del divano mi copriva la vista sull'orrore che turbava il suo animo, ma poi fui abbastanza vicina da vedere tutto.
Mia madre aveva diverse ferite sulla schiena, da una delle quali si ergeva il manico del coltello che le aveva portato via la vita. Mio padre aveva un'unico taglio all'altezza della gola.
Non versai una lacrima.

Poco dopo arrivarono gli agenti della sicurezza.
Il baccano svegliò Monica che ci raggiunse in sala. Nemmeno lei ebbe lo scrupolo di versare una lacrima alla vista dei cadaveri. A dirla tutta non mi aspettavo tale freddezza da lei.
Ad ogni modo, Olaf ci cacciò via ma noi ci mettemmo in ascolto da dietro la porta della sala botanica. Olaf raccontò agli agenti della sicurezza di aver visto un uomo intrufolarsi in casa ed aver commesso il tremendo reato. Suggerì che la vittima prescelta potesse essere una sola delle due e che l'altra fosse rimasta coinvolta per errore. Spiegò che di solito non erano presenti insieme a casa e che entrambi potevano avere attirato l'attenzione di qualche malintenzionato, non solo per la loro ricchezza ma anche per la posizione sociale di uno e le promesse della ricerca dell'altra.

Quel giorno Monica preparò i bagagli e l'indomani si trasferì a Vincika, dove poco dopo terminò gli studi in fisica ed in biologia, comprò una vecchia Lakon Diamondback Explorer e partì. Io rimasi altri 10 anni qui, fino all'età di 22. Quando uscii dalla scuola Federale di volo mi feci assumere come pilota della squadra di difesa di Niu Hsing. 3 anni fa, nel 3306, entrai a far parte della Expanders Corp, la fazione che stava voracemente consumando la concorrenza. Un anno dopo divenni Governatrice del sistema.
Finché non scomparve anche Monica...

Firmato: Emma Adama
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