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6-3-3309. Ritorno in Bolla

06 Mar 2023Emma Adama
L'attesa mi snerva.
Gli sguardi dell'equipaggio mi snervano.
Il senso di sfiducia che provo negli altri mi snerva.
Sentirmi persa inseguendo i fantasmi mi snerva.
La scarsa illuminazione della Entropy mi snerva.
Non avere ancora risposte da parte del laboratorio circa il POD mi snerva.
La sparizione del Dottor Astrofabio mi snerva.

Non posso aspettare che LuxTalcoLive mi risponda. Ho deciso di raggiungerlo. Partiremo immediatamente verso la Bolla e una volta lì deciderò il da farsi.

Durante il pranzo, se così vogliamo chiamarlo, ho reso note le mie intenzioni ai presenti. Mi hanno fissata con uno sguardo apatico, come a voler significare che ormai si aspettano qualsiasi follia da parte mia e che accettano passivamente qualsiasi decisione.

Mi sono alzata di scatto portandomi il resto del pasto nei miei alloggi. π ha accolto con entusiasmo il cibo offerto e per ringraziare ha fatto un salto sulla scrivania, scivolando perché è grasso e non ha il senso dell'equilibrio e facendo cadere a terra qualsiasi cosa prima di fermarsi artigliandosi alla superficie liscia, graffiandola.

Ho chiamato Madeline e prima del suo arrivo ho avviato la registrazione ambientale per poter riascoltare la conversazione.

L'ho fatta accomodare sul divano e le ho offerto del whisky alla Bertrandite per darle l'idea di un incontro informale e perché con la Bertrandite ci ho retto un governo per due anni e so quanto facilmente faccia sciogliere la lingua alle persone.

Allego la registrazione.

\\inizio registrazione ambientale. Intensità luci al 65%. Colore luci: caldo. Avvio file multimediale "pioggia". Temperatura 26,7°C\\

Emma: siediti Madeline. Grazie per essere venuta. Ti ho versato qualcosa da bere, è già sul tavolo.

Madeline: merci, comandante. Ultimamente mi hai convocato spesso... Ça va bien?

E: tu che ne dici? L'equipaggio mi sembra molto sulle sue da qualche giorno. O magari è così da sempre e me ne sono accorta solo ora...?

M: mais non, comandante. Credo siano solo stanchi. Abbiamo viaggiato molto e non è stato un viaggio rilassante.

E: chiamami per nome, Madeline. E non farti scrupoli a dirmi le cose come stanno. Mi guardate di sottecchi, fate commenti quando credete che non sia in ascolto. Tu stessa sei restia a rispondermi.

M: ma coman... Emma, ti sbagli...

[Lunga pausa]

E va bene, Emma. Siamo preoccupati. Non sembri te stessa da un po' di tempo. Ci preoccupiamo per te...

E: da quanto ci conosciamo?

M: da 2 anni, da quando sei salita al governo di Niu Hsing. Non molto c'est vrai... Non sappiamo molto di te. Non ti sei mai aperta con nessuno di noi.

E: sai perché siamo partiti? Qualcuno a bordo sa qualcosa del nostro viaggio?

M: non so dire per les autres... Io non lo so.
Anche questo ci preoccupa. Ci siamo lasciati Niu Hsing alle spalle senza una spiegazione. Pensavamo fossero questioni di governo ma ora ho il sentore che ci sia altro sotto. Non che voglia insinuare nulla.

E: sai che ho una sorella, Monica. Non la vedo da due anni. Recentemente è sparito anche il suo segnale. L'ultima volta che mi è arrivato indicava Sagittarius ed è per questo che siamo venuti qui. Ho trovato delle tracce che portano in mille direzioni, di cui due più plausibilmente possono portarmi a trovarla. Colonia e Niu Hsing. Ho chiesto all'ex vicegovernatore di aiutarmi a capire qualcosa e lo stiamo raggiungendo. Solo...

[Silenzio prolungato]

M: qualcosa non va, Emma? Mi sembri turbata.

[Silenzio prolungato]

E: puoi andare, Madeline. Devo riflettere.

M: quando hai visto tua sorella l'ultima volta?

[Silenzio prolungato]

M: vuoi almeno dirmi che aspetto aveva?

E: ha, Madeline. Che aspetto ha. Non è morta.
Monica è più vecchia di me di 10 anni. Ne ha 43 ora. Ci somigliamo molto, salvo per alcuni aspetti. Lei ha i capelli rossi e gli occhi di due colori diversi. Uno viola, uno turchese, una rarità persino nella vastità della galassia.

[Silenzio prolungato]

M: capisco. Ora vado. Emma... Riposati, sarà un lungo viaggio...

E: grazie Madeline. Riferisci a Navarro che prende il comando per i prossimi salti. Io devo sistemare alcune cose qui.
Madeline, un'ultima domanda. Che aspetto avevo quando ci siamo conosciute?

[Silenzio prolungato]

M: eri... Eri bionda, occhi castani ed indossavi una tuta di volo bianca. E degli occhiali da aviatore scuri. Eri molto dura con tutti. Avevi un'espressione che incuteva timore in tutti noi.

E: e ora?

M: ora sei... Diversa. In generale ti sei molto addolcita negli ultimi mesi, ma spesso nei tuoi occhi rivedo la severità di un tempo. Va e viene...

E: non girarci intorno, Madeline. Che aspetto ho?

[Suono di chiamata. Intercettamento comunicazione: Madeline servi nella torre di controllo. Quel maledetto gatto ha rovesciato un bicchiere sulla strumentazione. Dove diavolo sei finita? J'arrive!]

M: Devo tornare urgentemente alla torre di controllo, Emma. Riposati.

[Porta aperta; porta chiusa]

\\fine registrazione \\

Dei di Kobol...
Prendo lo specchio dalla scrivania dopo aver bloccato l'ingresso del portello dei miei alloggi. Vedo Riflessa la mia immagine. Mi rassicura constatare che ciò che vedo corrisponde alle aspettative. Capelli biondi, occhi castani. Il volto di una trentenne che ne ha viste di tutti i colori ma sa ancora il fatto suo.

Però c'è un altro pensiero ora che mi infesta le idee come un poltergeist.
Non ho nessun ricordo dell'ultimo incontro con Monica.
Mi sembra... Ho una sensazione, come se qualcosa non sia andata per il verso giusto quel giorno, ma ho un totale vuoto di memoria. E non ricordo granché nemmeno degli eventi precedenti.
Ricordo che era in esplorazione e che l'ho chiamata per incontrarci. Ci siamo viste ma dove...? Non era lontano dalla bolla. Lei arrivava da Colonia. Non riesco a ricordare. Il vuoto è straziante.

π deve essere uscito, ma non mi metterò a rincorrerlo ora.

Sulla scrivania il diario di Monica. Lo prendo, faccio passare le dita sulla superficie in cerca di un ricordo o di una increspatura che mi indichi come aprirlo. La penna sempre nel suo alloggiamento. È una penna dal diametro inconsueto, sembra scomoda da usare. È quel tipo di penna dall'aspetto arcaico, cromata e con un pulsante ad una estremità per farne uscire la punta. La punta termina con una sfera che raccoglie l'inchiostro e lo fa scorrere sulla carta. Vedo che è presente un'incisione anche sulla penna: "ricordati di me".
Che idiozia. Lancio il diario sulla scrivania. Lo sanno gli dei di Kobol come diamine si impugna una di quelle penne e penso che persino loro ignorino cosa dovrebbe significare quell'incisione.
Però trovo che sia il caso di seguire il consiglio, così prendo il mio taccuino, apro l'ultima pagina e riporto l'incisione, scritta in modo da occupare l'intera pagina

Ricordati di me

Firmato: Emma Adama
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