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18-3-3309. Atto finale. Andrews Orbital.

21 Mar 2023Emma Adama
Mi sono fatta convincere che non ci siano soluzioni migliori. Entreremo ad Andrews Orbital, raggiungeremo i server che io e Lux abbiamo fatto installare tempo addietro e ruberemo gli aggiornamenti più recenti della Universal Cartographics. Kerry ha un dispositivo che dovrebbe permetterci di superare telecamere ed altri dispositivi anti intrusione.
Andremo leggeri. Niente armi, tranne una pistola laser. È piccola e facile da nascondere. Dovremo fare di tutto per non usarla. Un conto è fuggire dalle responsabilità di governatrice e rubare una Capital Ship, tutt'altra storia è commettere un eccidio dentro una stazione così importante. Tutta la Bolla ci darà la caccia se le autorità ci dovessero scoprire a rubare informazioni, ma se ci lasciassimo anche un fiume di morte alle spalle allora saremmo in guai veramente seri.
Vestiremo le tute dei meccanici così da sembrare due tecnici al lavoro su qualche sistema della stazione. Le tute riportano lo stemma di Niu Hsing e la scritta NH Entropy, dettagli che dovrebbero passare inosservati a patto di non cadere sotto lo sguardo di un occhio un po' più vigile della media.
Kerry ha stampato dei documenti falsi. Il mio riporta il nome Mira Dmitriev, che non saprei pronunciare.
Lui sarà, sobriamente, Gunther Schneider.
La tuta da meccanico farà apparire normale anche l'attrezzatura che porteremo con noi, la stessa di una tuta Maverick e che si usa, all'occorrenza, per forzare l'apertura di qualsiasi pannello o portello e per attivare e disattivare i dispositivi elettronici come i terminali informativi.
Andrews Orbital è una tipica stazione Coriolis. Esternamente si presenta come un cubo ottaedrico, all'interno del quale è ricavata un'ampia sezione cilindrica che accoglie gli edifici, i pad di attracco, le strade e tutto ciò che serve all'umanità. È una sorta di città in lattina. Tra il cilindro e le paratie esterne trovano spazio quelli che potremmo definire sotterranei se fossimo su un pianeta. Corridoi, cunicoli, uffici, abitazioni... E le sale dei server. Per accedere alla stazione non useremo l'ingresso principale perché questo ci porterebbe lontano dal nostro obbiettivo e dovremmo inoltre passare attraverso molti più checkpoint presidiati da guardie. Ci sono diversi ingressi posti sulla superficie della stazione che vengono usati per la manutenzione. Per fortuna sulla Entropy abbiamo ancora i progetti della stazione, così possiamo raggiungere subito l'ingresso che fa al caso nostro. Appena sbarcati incontriamo il primo ostacolo, il lettore per i documenti. Inseriamo le schede non senza un certo senso di angoscia. Dopo una interminabile attesa il lettore restituisce le schede e consente l'accesso. Kerry ha inserito un virus nelle schede che si è autoinstallato nel lettore ed ha generato la chiamata a cui due tecnici, noi, hanno prontamente risposto. Si apre il portello che dagli hangar dà accesso ad un corridoio lungo, stretto, malamente illuminato e più umido di quanto sembrerebbe opportuno vista la quantità di apparecchiature elettroniche presenti nella zona.
Il corridoio termina con una porta automatica che dà accesso ad una sala la cui unica utilità è indirizzare i visitatori verso le varie direzioni. Non c'è un cartello che indichi la stanza dei server, naturalmente. Secondo le planimetrie, la direzione da seguire in questo nodo è quella per il sistema di compattazione dei rifiuti.
Magnifico.
Nella stanza non ci sono telecamere e Kerry può prendere il dispositivo di disturbo dalla tasca. Lo porge a me e prende un altro dispositivo, un cavo. Collega il cavo al suo datapad da polso e fa passare l'altra estremità sotto il portello. Sul datapad appare l'immagine di ciò che si trova dietro la porta. C'è un uomo che fuma una sigaretta ed una telecamera. Ritirato il cavo, Kerry mi fa segno di premere l'unico pulsante sul dispositivo. Dopo 5 secondi apre la porta. Do uno sguardo rapido all'uomo. Indossa una tuta da lavoro e non ci degna di uno sguardo. Meglio. Passiamo oltre, affrettandoci lungo un altro interminabile corridoio. Prima che questo finisca, scorgiamo una porta alla nostra sinistra con l'indicazione per il sistema di purificazione delle acque reflue. Dobbiamo passare da lì.
Evviva.
Kerry estrae il solito cavo ottico ma in quel momento da una porta vicina esce una donna. Mi affretto a distrarla chiedendo informazioni fingendo un accento di una zona remota della Bolla. La donna tuttavia vede Kerry Inginocchiato e va verso di lui chiedendo cosa stia facendo. La stronza è vestita fin troppo bene per essere una semplice meccanica o una sguattera e non avendo altra scelta la tramortisco con il calcio della pistola. Nascondiamo il corpo privo di sensi in un bagno di servizio lì vicino ma questo ci pone in una pessima situazione. La donna non rimarrà priva di sensi a lungo e quando si sveglierà andrà certamente a chiamare le guardie. Punto la pistola al suo cuore.
Kerry mi impedisce di ucciderla un attimo prima che i miei sensi di colpa svaniscano del tutto. Lo avviso che ci pentiremo di averla lasciata in vita e ci affrettiamo verso il corridoio.
Dopo un veloce esame emerge che dietro la porta c'è una telecamera, come ci aspettavamo, perciò usiamo di nuovo il dispositivo che blocca l'immagine ed entriamo. Buio ma corto, il corridoio termina in un vicolo cieco. Dobbiamo esserci persi un ingresso laterale. Torniamo indietro qualche metro e decidiamo di accendere le torce. Vediamo tre persone venire verso di noi. La donna tramortita e due guardie. Do una rapida occhiataccia a Kerry per non avermi ascoltata, poi insceniamo una lite. I tre si avvicinano mentre litighiamo su chi abbia sbagliato strada. Quando arrivano a circa un metro da noi e ci chiedono di mostrare loro i documenti li ammoniamo sostenendo che dovrebbero pattugliare i corridoi per aiutare la gente a non perdersi. Le due guardie risultano spaesate e la donna le esorta ad arrestarci. Insistiamo a chiedere informazioni su come raggiungere il sistema di purificazione delle acque. Chiedo di mostrarci la strada sulla mappa che fingo di avere in tasca e mentre quelli insistono sulla nostra identità prendo la pistola laser ed apro un terzo occhio sulla fronte di ciascuno.
Lasciamo i cadaveri in fondo al corridoio e torniamo finalmente indietro. L'ingresso che stavamo cercando era all'inizio del corridoio e ci deve essere sfuggito quando siamo entrati trafelati. Entriamo nell'immensa sala che occupa uno dei sistemi per l'acqua. L'odore è terribile. Ci sono vari addetti ai lavori ma nessuno presta attenzione a noi. Superiamo in fretta quella gigantesca latrina ed entriamo nel corridoio successivo, direzione supporto vitale. Chi diavolo mai andrebbe a progettare una stazione con il supporto vitale vicino alle acque reflue e la compattazione dei rifiuti...?
Ad ogni modo, dopo aver messo k.o. un altro paio di telecamere ci troviamo di fronte l'ingresso posteriore della sala server. La porta è bloccata con un lettore biometrico impostato su massima sicurezza. Naturalmente non abbiamo con noi i dati identificativi corretti, così Kerry collega un cavo dal suo datapad al lettore ed esegue la sua magia. Estraggo la pistola aspettandomi che scatti l'allarme ma Kerry mantiene la promessa di farci entrare indisturbati. Una volta dentro ci troviamo in un vero e proprio labirinto. Anche qui l'illuminazione lascia a desiderare così accendiamo le torce. La luce delle torce attira l'attenzione di un uomo che prontamente si alza dalla sua postazione di controllo e viene verso di noi.
Coraggioso.
Ma anche morto, suo e mio malgrado.
Nascoste dietro dei pannelli ci sono le apparecchiature che avevamo fatto installare io e Lux. Problema è che non ricordo quale sia il pannello.
Kerry mi maledice e io fingo di non sentirlo. In quel momento fa il suo ingresso un uomo attirato dal rumore. Un uomo che non mi sarei aspettata di incontrare, che non averti voluto incontrare, ma che sarà la chiave per la riuscita del piano. È l'uomo a capo della Hodunin Electronics Services, la fazione che abbiamo corrotto per l'instaurazione del governo ombra a Hodunin. Non ricordo il suo nome, d'altronde è sempre stato solo un pupazzo. Chiede chi siamo e cosa stiamo facendo. Mi sorprende che non mi abbia riconosciuto ma suppongo che la sua svista sia dovuta all'oscurità del luogo.
In ogni caso forse è un bene che non mi abbia riconosciuta. Lo esorto a dirci quale pannello nasconda i server del governo di Niu Hsing. Inizialmente non collabora, oppone resistenza, ma cambia idea quando Kerry lo afferra per il colletto della camicia e gli punta l'arma in faccia. Sono sorpresa che Kerry sia stato più veloce di me ma trovo incoraggiante constatare che non sia io l'unica con il grilletto facile. Kerry si mette subito a lavoro mentre io tengo sotto tiro l'uomo dopo aver serrato la porta da cui è entrato.
In un attimo il pannello viene smontato e Kerry può collegare il solito cavo dal datapad al server. Mi comunica che ci vorranno alcuni minuti per scaricare tutti gli aggiornamenti della mappa galattica degli ultimi 500 anni.

Inaspettatamente si verifica una piccola esplosione nei meandri del server. Luci rosse iniziano a lampeggiare ed un'assordante sirena dà l'allarme. Distartti dall'inaspettato evento diamo il tempo al nostro prigioniero di estrarre la sua pistola dalla giacca e sparare un colpo in direzione di Kerry.
Lo colpisce alla gamba, all'altezza del ginocchio. Kerry urla per il dolore ma solo per un attimo perché è focalizzato sulla missione e sa che non deve allertare eventuali guardie appostate o di passaggio, tradendo così la nostra posizione. L'atto inutile di un uomo altrettanto inutile mi fa salire una rabbia che non avevo mai provato prima. Mi trattengo dall'istinto di urlare ma non posso fare nulla per placare la mia ira. In una frazione di secondo afferro l'uomo al collo. Sparo un colpo al laser sulla mano con cui tiene la pistola, bucandola e bruciandola. L'uomo urla e fa cadere l'arma.
Non sono ancora soddisfatta.
Gli do un calcio sul petto facendolo cadere. Sbatte la testa ma non perde i sensi. Sparo un colpo all'altra mano, poi ad entrambe le ginocchia perforandone le ossa. Più lui urla e più la mia rabbia sale. Lo prendo per i capelli e lo costringo ad alzarsi. Le ginocchia bucate lo fanno straziare dal dolore. Lo tengo in piedi perché altrimenti cadrebbe e sentirebbe meno dolore. Gli sparo un colpo su entrambi i bicipiti, rendendogli le braccia inutilizzabili. Dopo averlo ridotto nello stato pietoso che si merita lascio la presa sui capelli e lui cade a terra, preda di un dolore bruciante. Lo guardo dritto negli occhi. È terrorizzato, è pietoso.
Ma io non ho pietà. Gli sparo un colpo alla gola, poi un altro ed un altro ancora. Gli sparo una decina di colpi in faccia preda di una rabbia ancestrale. Mi fermo solo quando sento Kerry chiamarmi. Ho sprecato fin troppo tempo con quel bastardo, mettendo in pericolo me e, peggio ancora, il mio compagno.
Aiuto Kerry ad alzarsi. Dovrà appoggiarsi a me per tutto il viaggio di ritorno. Mi chiede di lasciarlo lì. Non vuole essere un peso. Gli do uno schiaffo e lo tiro su di peso. Si accerta di aver completato il download dei dati e mi fa segno di andare. Usciamo sul corridoio da cui siamo arrivati. In lontananza si vede la luce di tre o quattro torce puntare verso di noi, ondeggiando al passo veloce di chi le usa per farsi strada. Puntiamo entrambi l'arma e spariamo alla cieca, arrancando. Man mano vediamo cadere gli uomini feriti dai nostri colpi. Ci arriva una salva di proiettili e riusciamo ad attivare giusto in tempo gli scudi portatili. Un colpo riesce a penetrare, ferendomi di striscio sul volto. Avanziamo, lentamente, passando a ritroso per i corridoi e le stanze aprendoci la strada sparando senza sosta. Mi sfugge un ringraziamento agli dei di Kobol per aver pensato di portare armi laser, che sparano molti colpi prima di necessitare il cambio della celletta energetica, ma poi li maledico per abitudine e perché stavolta ci facciamo ammazzare sul serio.
Arriviamo alla stanza che precede il corridoio che sbuca sull'hangar solo per trovare che il portello è bloccato. Aiuto Kerry a posizionarsi vicino il pannello energetico per compiere un hackeraggio e conquistare la via di fuga. Sostituisco la batteria del mio e suo scudo, poi prendo la sua pistola e, puntandole entrambe, mi metto in posizione per coprirlo. Giusto il tempo di sostituire le celle delle pistole e i due portelli si aprono. Ne esce un numero spaventoso di guardie armate che iniziano a sparare all'impazzata. Non mi sposto di un centimetro. Sento i colpi arrivare sullo scudo e venirne deviati. La distanza è minima e all'impatto una parte della forza cinetica riesce ad oltrepassare gli scudi. È come essere colpita simultaneamente da mille pugni.
Ma questo non mi ferma. Non mi fermerei nemmeno se fossi senza scudo. Scarico tutta l'energia delle due pistole sull'impressionante numero di guardie che scioccamente corrono verso di noi, cadendo uno dopo l'altro, morti.
Kerry apre il portello. Lo trascino fuori facendogli scudo con il mio corpo. Il portello si richiude alle nostre spalle, inapribile grazie ad un bypass che Kerry ha introdotto nei circuiti. Saliamo sulla nave e in un attimo siamo fuori da Andrews Orbital.
Kerry sta perdendo molto sangue. Imposto la rotta per il sistema vicino dove abbiamo nascosto la Entropy. La nave volerà da sola fino a destinazione mente io eseguo un bendaggio compressivo per ridurre l'emorragia.

A bordo della Entropy, trascino più velocemente possibile il ragazzo al laboratorio, dalla dottoressa Freeman. Se ne prenderà cura lei.

Mi precipito in sala comando e do a Madeline il datapad di Kerry con l'ordine di spegnerlo non appena avrà finito il download.

Scatta l'allarme.
Di fronte alla Entropy, dalla vetrata del ponte vediamo aprirsi un wormhole da cui escono, come una carovana, una dozzina di Capital Ship pronte ad aprire il fuoco.
Maledetti cani bastardi, non mollano.

Sono davvero troppi e si muovono per circondarci. Madeline fa aprire un tunnel spaziotempo proprio in mezzo ad una delle Capital Ship che in un attimo viene tagliata in due. Ci precipitiamo dentro. Abbiamo impostato coordinate casuali e usato la solita contromisura delle false coordinate. Non sapranno dove andremo, e nemmeno noi.

A distanza di qualche ora la situazione sembra essere tornata sotto controllo.
I federali hanno più che raddoppiato il numero di cani sciolti a darci la caccia. Non immagino a quanti zeri sia la taglia che pende sulla mia testa...

Theodora mi raggiunge nei miei alloggi. Si preoccupa per la ferita che ho riportato ma taglio corto e le chiedo cosa vuole.

Abbiamo trovato TolaGarf's Junkyard.

Firmato: Comandante Emma Adama.
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