Logbook entry

20-3-3309. Atto finale. Lavorare sodo.

24 Mar 2023Emma Adama
La cerimonia funebre per Kerry si terrà negli Hangar. È il tipo di cerimonia a cui non amo partecipare. Non amo partecipare ad alcun tipo di celebrazione a dirla tutta... Kerry era un amico e si è fatto ammazzare a causa mia. Il senso di colpa sarà un peso di cui non mi libererò facilmente. Glielo devo, perciò dedico alcune parole alla sua salma. Dopo di me, a turno, chi vuole e se la sente esprime il suo cordoglio. Mi rasserena constatare quante persone lo amassero ma al contempo odio me stessa per aver sottratto a ciascuno di loro la presenza di Kerry. Quando anche l'ultimo di noi ha terminato il suo intervento, ci spostiamo dietro le paratie a vetri. Al centro del pad giace il corpo di Kerry. Ognuno di noi ha indicato, imbarcandosi, il tipo di cerimonia che avrebbe voluto tenessimo in caso di morte. Kerry ha chiesto di essere restituito alle stelle senza fronzoli. Niente cassa, niente telo. Ho personalmente deciso di onorarlo con una spilla. Una falce di luna con incisa la scritta "Niu Hsing Entropy".
Premo il pulsante per l'apertura verso l'esterno del pad di attracco. Attraverso la vetrata vediamo il corpo di Kerry venir risucchiato. Alcuni, a dire il vero molti, scoppiano in un implacabile ed inconsolabile pianto. Sono anch'io sul punto di versare una lacrima. Vorrei mostrarmi più forte ma stavolta non riesco. Madeline mi posa una mano sulla spalla e il suo gesto mi fa sussultare.

Brutti ricordi.

Dopo la cerimonia mi sposto nell'armeria. Le cose di Kerry sono ancora qui. Non ha mai voluto una cuccetta nei dormitori né una stanza personale, assegnata a tutti i responsabili.
Sul banco da lavoro c'è un'arma, smontata, che Kerry stava pulendo prima che partissimo per Hodunin. Vari attrezzi da lavoro, una piccola tanica di lubrificante ed una lampada provvista di lente di ingrandimento, strumenti insostituibili per un armaiolo, completano il corredo. Sugli scaffali, armi e tute sono ordinatamente disposte con una targhetta che ne identifica il proprietario. Sul retro trovo il letto che Kerry usava per dormire, anche se dubito se ne servisse per poco più di una manciata di ore al giorno. Di fianco al letto si trova un tavolino basso, metallico, probabilmente ricavato da lamiere e altri materiali di scarto. Non mi stupirei se lo avesse assemblato lui stesso. Sul tavolino c'è la foto di una donna ed un quaderno. Sul quaderno appuntava tutti i lavori che svolgeva, i ricambi utilizzati, quelli da reintegrare e altri dettagli del suo lavoro. Da una delle pagine fuoriesce una targhetta adesiva. Apro il quaderno alla pagina indicata.

"Comandante, sapevo che avresti ficcato il naso. Lo apprezzo. Nel caso in cui venissi a mancare non voglio che l'armeria venga messa in mano ad un incompetente o, peggio, un traditore come Navarro. Per questo da anni sto addestrando una persona. Si chiama Wilbur Davenport ed è mio figlio adottivo, in un certo senso. La madre, la mia defunta compagna, lo ebbe in giovane età da un uomo che li abbandonò quando Hanna rimase incinta. Wil è a bordo della NH Entropy da anni ormai, anche se probabilmente nessuno lo ha mai notato. Non parla molto e non ama mostrarsi. Sarà un degno successore.
Grazie di tutto Comandante Adama."

Kerry aveva un figlio...?
Mi rendo conto solo ora quanto poco sapessi su Kerry e, ad essere sincera, non so granché di nessuno a bordo della Entropy. Non mi sono mai veramente interessata alle loro storie ma ora che stiamo vivendo un dramma dopo l'altro credo di iniziare a sentirmi più vicina.
Debolezza che dovrò contrastare fin da subito.
Non so dove sia questo Wilbur né che aspetto abbia, quindi non posso fare altro se non aspettare di incontrarlo qui in armeria.

È ora di uscire da qui. Dobbiamo prepararci per trasportare i materiali edili ed è bene organizzare un veloce briefing prima di spostare la Entropy. Mi giro verso l'uscita e per poco non inciampo sull'uomo che si staglia alle mie spalle. Devo usare tutta la mia forza per non estrarre d'istinto l'arma e spedire il tale tra le braccia di Kobol. Ha i capelli corti, chiari, una folta barba e la pelle di una tonalità chiara resa pallida dalla vita vissuta su una Capital Ship. Esattamente l'opposto di Kerry, che al contrario era solito rasarsi maniacalmente ogni giorno tanto la barba quanto i capelli e la cui pelle era scura.
Chiedo se il suo nome sia Wilbur, Wilbur Davenport. Mi risponde con un cenno del capo. Non dice una parola, non si muove. Imbarazzata, lo accolgo ufficializzando la sua assunzione di ruolo. Risponde con una alzata di spalle. Gli chiedo se voglia approfittare per avere una stanza tutta sua. Risponde dapprima con un'altra alzata di spalle, poi sembra rifletterci su e scuote la testa a declinare l'offerta. Prima che possa aggiungere altro, cosa che comunque mi è resa difficile dall'imbarazzo, mi supera e se ne va a finire di lucidare e rimontare l'arma che Kerry aveva lasciato sul banco da lavoro. Ci mancava un altro disadattato. Con tutto il rispetto per Kerry...
Sulla porta comunico a Kerry... A Wilbur, che per qualsiasi cosa di cui abbia bisogno può contare su di me. Non risponde ed io, già nervosa di mio, mi incammino verso gli Hangar.

Appena entrata trovo Manning litigare con Mai Powell, la Capo Meccanico. Sei fortunata, ragazza, penso rivolgendomi a me stessa. Forse Manning sta per fornirti una scusa per lanciarlo fuoribordo.
Mi avvicino a passo spedito ma vengo superata in corsa da Darren Vaughan, il responsabile degli hangar. Vaughan si avventa su Manning e gli tira un destro dritto in faccia con una violenza che nemmeno io avrei usato sul vecchio Capo Ingegnere. Mi metto in mezzo per fermare la lite. Manning sanguina copiosamente. È un miracolo che il pugno di Vaughan non gli abbia perforato il cranio. Spedisco Manning dalla Freeman con la promessa che con lui faremo i conti in seguito.

\\registrazione ambientale. Illuminazione all'80%, temperatura 25°C\\

Emma: Darren, credimi, ho apprezzato il buongiorno che hai riservato a Manning ma, vedi, spedire il personale della Entropy in infermeria o nello spazio è un privilegio riservato al Comandante della nave. Per quanto io approvi, devo chiederti di contenerti la prossima volta.
Bene. Che diavolo ha combinato?

Mai: è un idiota. Gli stavo mostrando i risultati delle simulazioni riguardanti delle modifiche che voleva apportassimo ai giroscopi. Ha fatto i calcoli senza tenere conto che l'ICSCN è aggiornato a 500 anni fa. Glielo abbiamo fatto presente ma non c'è stato modo. Anche mostrandogli l'ovvio, ha insistito sostenendo...

E: ok, è chiaro. Che problema avrebbe causato apportare quelle modifiche?

Darren: beh avrebbe...

E: no anzi, sapete cosa? Mi fido di voi. Vedremo di risolvere con Manning. Per ora lasciatelo stare. Lo sospenderò dall'incarico. La T-9 e i caccia sono pronti per il carico? Dobbiamo dare priorità a... Un momento.

[Silenzio]

E: ok abbiamo un problema. Che novità. Ascoltate, cambio di piani. Trovare un pilota per la T-9 e portate la Entropy ad Ocshooit. Io non potrò esserci. Caricate tutto nella stiva. Al mio ritorno penseremo alla consegna.

\\fine registrazione ambientale\\

Non pensavo funzionasse ancora. Tempo addietro io e Lux abbiamo fatto installare dei trasponder sulla Entropy e sulla Katechon. Inviano un semplice segnale che se anche venisse intercettato non darebbe alcuna informazione. Il segnale ricevuto, in entrambe le direzioni, è un semplice segnale sonoro che un computer estromesso dalla rete decodifica restituendo coordinate. È il nostro segnale di emergenza. Significa che Lux è nella merda.
Il segnale indica il sistema HIP 8825, a circa 180 anni-luce dalla nostra posizione. È un sistema controllato dai Thargoid, in cui la navigazione è assolutamente sconsigliata a causa della massiccia ed offensiva presenza aliena. Invio un messaggero al ponte di comando per informare della mia partenza, poi mi precipito a bordo della Costante di Planck, setto le coordinate e parto. Sarà un viaggio di una quindicina di salti ma ho carburante a sufficienza. La Costante di Planck non è una nave progettata per attaccare o difendersi dai Thargoid. Non ha difese contro il materiale caustico che quelle bestie ci tirano addosso e non ha le armi necessarie a scalfire i durissimi scafi. Sempre che di scafi si possa parlare...

Appena arrivo nel sistema vengo accolta da quattro intercettori. Ho giusto il tempo di inviare un messaggio a Lux per comunicargli le mie coordinate e chiedere di cosa abbia bisogno. Il computer di bordo mi informa che i Thargoid stanno inviando quel loro maledetto impulso in grado di spegnere completamente una nave umana, rendendola un bersaglio fisso. Non ho con me l'emettitore del controimpulso che ne annulla gli effetti. In un attimo è tutto offline. Uno di loro si avvicina pericolosamente. Gli altri staranno certamente eseguendo delle scansioni. Se trovassero a bordo della tecnologia risalente all'antica specie che chiamiamo Guardian, estinta dai Thargoid millenni prima, mi distruggerebbero senza esitazione.

Beh, lo faranno comunque perché questa è la guerra...

L'enorme nave Thargoid si staglia davanti alla cabina della Costante di Planck. La forma degli incrociatori Thargoid può essere riassunta con l'idea di un fiore. O carciofo, come usiamo dire in tono offensivo. I tre rimasti in disparte hanno otto petali ma non saprei distinguere a quale variante appartengano. Questo qui davanti a me ne ha dodici.

È un Hydra.

Sono fottuta.

Dopo alcuni minuti non sono stata ancora attaccata. Evidentemente i quattro enormi incrociatori sono disorientati dall'assenza sulla mia nave di qualsiasi tecnologia, offensiva e difensiva, attribuibile ai Guardian. L'Hydra si avvicina e dà un colpo alla mia Krait con un petalo. La vetrata della cabina si incrina. Un colpo solo leggermente più forte l'avrebbe sbriciolata. Il colpo subito fa vorticare la mia nave sul piano orizzontale, causandomi una forte nausea.

Sono fottuta.

Tento disperatamente di far ripartire il generatore. Al quarto tentativo sembra accendersi ma non va.
Al quinto finalmente riparte. Sento i colpi degli attacchi recare violenta offesa allo scafo senza incontrare la resistenza dello scudo. La sostanza caustica è a contatto con le paratie esterne ed in breve tempo renderà la mia nave uno scolapasta. I sistemi tornano quasi subito online, scudi compresi. Lancio immediatamente una cella per ripristinare l'energia degli scudi e per surriscaldare la superficie della Krait così da annullare l'effetto acido prima che mi sciolga la nave. Con la coda dell'occhio vedo i messaggi che mi sta inviando Lux ma non ho tempo ora per leggerli. Con una mano eseguo manovre evasive e contemporaneamente attivo il motore FSD per riprendere a viaggiare iperluce nel tentativo di fuggire. Con l'altra mano apro il pannello di comunicazione. Lux è intrappolato, da solo, in una struttura a terra che intendeva riattivare. I Thargoid l'hanno beccato e hanno distrutto la sua nave. Ora pattugliano i cieli della luna su cui si trova, a poca distanza da dove sono io.

Altro giorno, altra missione suicida.

Tu sia maledetto, Lux. Dico seriamente.

Mi metto in contatto radio con il mio amico. È ancora vivo ed è rassicurante sapere che non è ferito. È molto meno rassicurante sapere che le sue riserve di ossigeno sono al 13%, la batteria della tuta al 9% e ci sono la bellezza di tre incrociatori a neanche un chilometri di altezza sopra l'insediamento abbandonato.
Mi lancio verso il satellite a tutta velocità. La seppur esigua gravità esercitata dalla massa della luna mi tira a sé e devo usare tutta l'energia dei retrorazzi per evitare di schiantarmi al suolo. I carciofi mi hanno visto arrivare già molto prima che entrassi nell'orbita della palla rocciosa e concentrano il fuoco nella mia direzione. Devo usare una cella energetica dopo l'altra per tenere gli scudi ad un livello accettabile e dare fondo a tutti gli heatsink per non trasformarmi in un fuoco fatuo. Atterro con un colpo violento a pochi metri da Lux che viene sbalzato dall'urto. Gli urlo via radio di correre verso di me. I Thargoid sono vicini e mi stanno tirando addosso tutto ciò che hanno. Appena Lux mette piede sulla scaletta alzo la nave di un metro e lancio i motori alla massima velocità, evitando per un nulla l'impatto con un incrociatore che, lanciatosi verso di me per colpirmi con il suo impenetrabile scafo, ha finito per creare un cratere vicino alla base. Lux accede al computer di bordo ed imposta la rotta di rientro verso la Entropy.

Finalmente al sicuro, nel ventre della NH Entropy, ci andiamo a scolare una bottiglia di whisky alla bertrandite. Gli tiro un pugno per averci quasi uccisi e poi lo abbraccio con quanta forza mi rimane.

I ragazzi giù all'hangar non erano entusiasti di come ho riportato la Costante di Planck, ma tutti a bordo sono felici di rivedere Lux. Credo che Maria Moss gli abbia anche riservato un'occhiata di una viscida complicità, ma farò finta di nulla...

Dopo una doccia, ampiamente meritata, riporto Lux sulla vicina stazione orbitale da dove prenderà una navetta per rientrare sulla Katechon.

Di nuovo sulla Entropy, mi sdraio sul divanetto. Appena chiudo gli occhi vengo svegliata da un messaggero.
I materiali che dobbiamo trasportare sono stati caricati.
Bertrandite, Indite, Oro, Argento e Gallite.

Ne sono lieta.

Domani andremo a consegnare il tutto a...
Dove esattamente?

A Niu Hsing, Comandante.

A... Niu Hsing...?

Firmato: Comandante Emma Adama.
Do you like it?
︎0 Shiny!
View logbooks